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DIABETE Un'epidemia mondiale

Immagine del redattore: Davide PalumboDavide Palumbo

Il Diabete Mellito è un disordine complesso del metabolismo dei carboidrati, che può coinvolgere anche il metabolismo dei lipidi e delle proteine, caratterizzato dalla presenza di Iperglicemia dovuta al deficit della secrezione e/o dell’azione dell’insulina. Quest’ultima è un ormone prodotto nel pancreas ed ha la funzione di abbassare la Glicemia. La mancanza o l'inefficacia dell'Insulina – in una persona con diabete – porta ad accumulare glucosio nel sangue con una conseguente iperglicemia. Nel tempo, gli alti livelli di glucosio nel sangue causano danni a molti tessuti del corpo, tale problematica porterebbe allo sviluppo di complicanze invalidanti e potenzialmente letali per la salute. Nel corso degli ultimi anni il Diabete sta rappresentando una “epidemia mondiale”, pertanto è importante cercare un trattamento farmacologico e comportamentale per la cura. Nel mondo un adulto su undici presenta il diabete per un totale di 415 milioni di malati, di questi si ritiene che quasi la metà (46.5%) non abbia ancora ricevuto una diagnosi e, pertanto, non sia trattata nel modo adeguato. Se non curato, il diabete può causare: complicanze cardiache, cecità, insufficienza renale e amputazioni. Ogni anno questa patologia causa circa 5 milioni di morti contro i 3.6 milioni per AIDS, malaria e tubercolosi considerate insieme.


I Dati epidemiologici sulla pandemia diabetica contenuti nel Diabetes Atlas 2015 – curato dall’International Diabetes Federation (IDF) – mostrano che entro il 2040 l’incidenza del diabete aumenterà del 53%, la quale causerà ipoteticamente 641.7 milioni di casi in tutto il mondo (foto in basso).

Il Diabete comporta un grande onere finanziario, per le persone e le loro famiglie, a causa del costo dell’Insulina e di altri medicinali essenziali; inoltre questa malattia presenta un notevole impatto economico sui paesi e sui sistemi sanitari nazionali. La maggior parte dei paesi spende tra il 5% e il 20% della spesa sanitaria totale per il diabete. Con un costo così elevato, la malattia rappresenta una sfida notevole ai sistemi sanitari e un ostacolo allo sviluppo economico sostenibile.


La prevalenza del Diabete Mellito in Italia è raddoppiata negli ultimi 30 anni; i diabetici attuali sono circa 3,5 milioni, a questo numero vanno aggiunte le persone che ancora non sanno di avere la malattia, con le quali si toccherebbero circa i 5 milioni di diabetici in Italia. Statisticamente:

✔️ Il 65% dei diabetici si colloca nella fascia di età superiore ai 65 anni;

✔️ Quasi un paziente su 4 ha età pari o superiore a 80 anni;

✔️ Meno dell’1% ha età inferiore a 20 anni;

✔️ Circa il 3% dei soggetti ha meno di 35 anni.


La prevalenza fra i 50 e i 79 anni è superiore nei maschi rispetto alle femmine, mentre nella fascia di età 20 – 34 è circa tripla nelle femmine rispetto ai maschi. La prevalenza complessiva è maggiore nei maschi. Questi dati confermano il fatto che il diabete affligge moltissimi anziani ma, d’altro canto, sottolineano che moltissimi diabetici non sono anziani e sono nel pieno dell’età lavorativa. Un diabetico su 5 si ricovera almeno una volta all’anno (la media è di 1,7 volte) e la degenza media di un paziente diabetico è superiore di quasi un giorno rispetto ai non diabetici.


Sono queste le cifre diffuse in occasione della Giornata Mondiale del Diabete 2015, e contenute nel Diabetologia (SID) e il Cineca. L’analisi ha preso in esame i dati relativi a oltre 30 Asl ed è stata eseguita su un campione di 550 mila persone con diabete, rappresentativo della popolazione italiana.

Esistono tre tipi differenti di diabete:

✔️ Diabete di tipo 1

✔️ Diabete di tipo 2

✔️ Diabete Gestazionale


Il diabete di tipo 1 è caratterizzato da una carenza assoluta della secrezione insulinica da parte delle cellule beta. Il tutto è determinato da una predisposizione genetica che porta a sviluppare il fenomeno di autoimmunità; questa predisposizione è riconducibile alla presenza di alcuni aplotipi del sistema HLA che si localizzano sul cromosoma 6. Quindi le cellule beta- pancreatiche verranno distrutte attraverso un attacco mediato dai linfociti T o dagli Anticorpi. I fattori ambientali ritenuti responsabili dell’attivazione della risposta immunitaria contro le beta-cellule potrebbero essere: Agenti infettivi, Agenti chimici e Fattori alimentari. I marcatori dell’autoimmunità nel diabete tipo 1 precedono l’insorgenza della malattia conclamata (hanno valore predittivo) e ne confermano la diagnosi.

Si tratta di anticorpi specifici:

✔️ Ab anti-isole pancreatiche (ICA)

✔️ Ab anti-insulina (IAA)

✔️ Ab anti-GAD (decarbossilassi dell’acido glutammico)

✔️ Ab anti-Antigene 2 delle cellule insulari (IA2).


La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e muscolari) ad utilizzare il glucosio con conseguenze immediate tra cui: accumulo di glucosio nel plasma (iperglicemia marcata, superamento della soglia renale di riassorbimento, glicosuria, poliuria, polidipsia), utilizzo di fonti alternative di energia (riserve lipidiche, riserve proteiche con conseguente perdita di massa magra) Nella chetoacidosi diabetica si associano carenza insulinica e iperproduzione di glucagone. Quindi, da un punto di vista cronologico, il Diabete di tipo 1 potrebbe essere diviso in 4 fasi: 1.

1️⃣ Fase: vi è solo una predisposizione genetica 2.

2️⃣ Fase: i fattori ambientali potrebbero scatenare una reazione autoimmune rilevata da diversi anticorpi. All’inizio di questa fase le beta cellule riescono a mantenere la loro «Rapporto Arno diabete 2015», nato dalla collaborazione tra laSocietà Italiana di funzionalità ma successivamente si riducono in numero e capacità di produzione di insulina 3.

3️⃣ Fase: le beta-cellule perdono la loro funzionalità 4.

4️⃣ Fase: la fase in cui viene diagnosticata la malattia.


Il Diabete di tipo 2 è la forma più comune di diabete, caratterizzato da un quadro di insulino- resistenza alla quale contribuiscono sia fattori genetici che fattori ambientali; questi ultimi essenzialmente rappresentati dalla presenza di obesità soprattutto a livello addominale. L’insulino-resistenza impone alle beta-cellule delle isole pancreatiche un lavoro molto maggiore rispetto al normale; in un primo momento, le cellule pancreatiche secernano una maggiore quantità di Insulina per compensare il deficit d’azione di essa portando ad un quadro di Iperinsulinemia. Quest’ultimo fattore va a compensare, come detto sopra, l’insulino- resistenza continuando ad avere un quadro di normalità a livello glicemico. Quando viene compromesso il lavoro delle beta-cellule, a causa di fattori metabolici quali: lipotossicità, infiammazione, stress ossidativo e glucotossicità, si avrà la comparsa della malattia conclamata


Il diabete deve essere diagnosticato se sono soddisfatti uno o più dei seguenti criteri:

✔️ Glucosio plasmatico a digiuno ≥ 7,0 mmol / L (126 mg / dl);

✔️ Glucosio plasmatico ≥ 11,1 mmol / L (200 mg / dl) dopo due ore da un carico orale di glucosio di 75g


La tolleranza al glucosio compromessa (IGT) deve essere diagnosticata se sono soddisfatti entrambi i seguenti criteri:

✔️ Glucosio plasmatico a digiuno <7,0 mmol / L (126 mg / dl);

✔️ Glucosio plasmatico 7,8-11,1 mmol / L (140-200 mg / dl) dopo due ore da un carico orale di glucosio di 75g.


Il glucosio a digiuno compromesso (IFG) deve essere diagnosticato se sono soddisfatti entrambi i seguenti criteri:

✔️ Glucosio plasmatico a digiuno 6,1-6,9 mmol / L (110-125 mg / dl);

✔️ Glucosio plasmatico <7,8 mmol / L (140) dopo due ore da un carico orale di glucosio di 75g. Questi punti sono descritti all’interno delle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità – OMS del 2006.


Le persone con diabete hanno un rischio maggiore di sviluppare una serie di problemi di salute invalidanti, che mettono a rischio la vita rispetto alle persone senza diabete. I livelli costantemente elevati di glucosio nel sangue possono portare a gravi malattie a carico del cuore e dei vasi sanguigni, occhi, reni e nervi, oltre ad avere un rischio maggiore di sviluppare infezioni. Le complicanze del diabete possono essere Acute e Croniche. Tra le complicanze acute troviamo l’Ipoglicemia Acuta (<50 mg/dl), il Coma Chetoacidosico, il Coma Ipersomolare, mentre tra le complicanze Croniche troviamo la Retinopatia diabetica, la Neuropatia diabetica, la Nefropatia diabetica, la Piede diabetico, la Cardiopatia ischemica e l’Arteriopatia periferica.


Lo Screening per il diabete tipo 2 è destinato a pazienti con le seguenti caratteristiche:

✔️ BMI >= 25 kg/m2 e una o più tra le seguenti condizioni:

➡️ Inattività fisica

➡️ Familiarità di primo grado per diabete di tipo 2 (genitori, fratelli)

➡️ Appartenenza a gruppo etnico ad alto rischio

➡️ Ipertensione arteriosa (>= 140/90 mmHg) o terapia antipertensiva in atto

➡️ Bassi livelli di colesterolo HDL (<35 mg/dl) e/o elevati valori di trigliceridi (>= 250mg/dl)

➡️ Nella donna: parto di un neonato di peso > 4 kg o pregresso diabete gestazionale

➡️ Sindrome dell’ovaio policistico o altre condizioni di insulino resistenza come l’acanthosis nigricans

➡️ Evidenza clinica di malattie cardiovascolari

➡️ HbA 1C >= 39 mmol/mol (5,7%), IGT o IFG in un precedente test di screening


In assenza del criterio precedente lo screening dovrebbe iniziare all’età di 45 anni e se risultasse nei range dovrebbe essere ripetuto almeno con intervalli di 3 anni. Per riuscire ad invertire la rotta entro il 2040, le popolazioni intere dovranno riuscire a cambiare il loro stile di vita modificando la dieta e aumentando i livelli di attività fisica. A livello alimentare, le diete vegetariane e vegane a basso contenuto di grassi sono state associate ad un ridotto peso corporeo, ad un’aumentata sensibilità insulinica e alla riduzione dei fattori di rischio cardiovascolari; i potenziali benefici cardiovascolari delle diete vegetariane e vegane possono essere particolarmente importanti per gli individui con diabete, per i quali le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di mortalità precoce. Gli effetti di queste diete sui fattori di rischio cardiovascolare sembrano essere simili nei soggetti con e senza diabete, inoltre studi recenti hanno dimostrato che le diete ad alto contenuto vegetale riducono la necessità di insulina e di farmaci per via orale nei soggetti con diabete tipo 2.



Le linee guida Internazionali raccomandano ai pazienti diabetici l’utilizzo di cereali integrali e legumi, questo fa pensare come la terapia nutrizionale per i diabetici non dovrebbe ridurre l’apporto quantitativo di carboidrati ma renderlo più qualitativo. Un ulteriore studio randomizzato con crossover effettuato solamente su 13 pazienti (campione leggermente ridotto) ha analizzato 2 diete differenti di 6 settimane; la prima dieta conteneva 25g di fibra (dieta ADA) mentre la seconda dieta conteneva 50g di fibra. Nonostante queste diete apportassero lo stesso quantitativo calorico giornaliero, durante le 6 settimane della dieta ad alto apporto di fibre sono stati riscontrati risultati migliori a livello del colesterolo totale con una riduzione del 6.7%, dei trigliceridi ridotti del 10.2% e riduzioni a livello di glicemia media pari a 13 mg per decilitro (0.7 mmol/l).


A cura di

Dr. Davide Palumbo

Biologo Nutrizionista e Chinesiologo



Le informazioni contenute nel Sito hanno esclusivamente scopo informativo, possono essere modificate o rimosse in qualsiasi momento, e comunque in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento. Le informazioni contenute nel Sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto Nutrizionista-Paziente o la visita Nutrizionale.



- IDF Diabetes Atlas ∙ Seventh Edition

- Osservatorio Arno Diabete. Il profilo assistenziale della popolazione con Diabete.Rapporto 2015 Volume XXIII.

- Definition and diagnosis of diabetes mellitus and intermediate hyperglycaemia. Report of a WHO/IDF consultation.

- Am J Clin Nutr 2009;89(suppl):1588S–96S. Printed in USA. _ 2009 American Society for Nutrition

- N Engl J Med. 2000 May 11;342(19):1392-8.

 
 
 

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